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Cultura

Origine e significato dei riti ancestrali

Secondo le tradizionali credenze coreani, quando le persone muoiono, il loro spirito non va immediatamente nell’aldilà, ma stanno con i loro discendenti per quattro generazioni. Durante questo periodo i defunti sono ancora considerati parte della famiglia ed i coreani riaffermano il loro leegame ad essi attraverso i riti ancestrali per mostrare rispetto ai loro antenati

Cosa sono i riti ancestrali?

Si usa la parola Sijie, per i quelli che onorano dalla quinta generazione in poi. I riti si svolgono presso tombe anchestrali. Per distinguere le sije dai riti che venerano gli antenati di quarta generazione e più giovani, questi ultimi sono chiamati sasanje.

I riti sono inflenzati dalle usanze cinesi, soprattutto quando furono introdotti  I rituali familiari di Zhu Zi, del 12° secolo, durante il periodo Goryo (918-1392).

I riti vengono eseguiti quattro volte all’anno durante Seollal, Capodanno lunare, Hansik, Dano, Festa del quinto del quinto mese, e Chuseok, Festa del raccolto, per le quattro generazioni più vicine di antenati, e una volta all’anno durante il decimo mese lunare per gli antenati della quinta generazione e oltre.

Origine dei riti ancestrali

Quando il confucianesimo si divulgò durante il periodo Joseon nella dinastia Yi, i riti presero l’aspetto di pietà filiale e quest’ulltima così come la lealtà verso lo stato divennero gli ideali più importanti della società di quel periodo.

A seguito della diffusione del libro “Rituali familiari” di Chu Hsi (1130-1200) fu introdotto dalla Cina diffondendosi ampiamente tra il popolo coreano tanto che l’usanza di tenere cerimonie in memoria dei defunti da una prospettiva confuciana, si consolidò anche tra le persone comuni e non solo elitarie.

In effetti, questi riti sono durati per secoli e perfino oggi, nel 21º secolo, nella vita dei coreani sono ancora una forza come lo erano in passato.

I tipi di riti ancestrali

Secondo il libro Yeso, libro del cerimoniale, in passato erano presenti cinque tipi di riti. Quelli che vengono tenuti al giorno d’oggi vengono chiamati Charye, si tengono due volte all’anno nel giorno del capodanno lunare ed il giorno della nascita del defunto. Vi è inoltre il kije, il rito che viene celebrato in casa prima che il sole sorga il giorno dell’anniversario di morte dell’antenato. L’ultimo è il Sijie che si tiene con tutta la famiglia estesa il decimo mese del calendario lunare.

Le basi per i riti commemorativi coreani sono stati importati dalla Cina, i riti in se non lo sono, infatti i riti commemorativi esistevano in Corea ben prima della loro introduzione cinese.

La cerimonia

In passato i riti erano molto elaborati, mentre al giorno d’oggi quest’ultime sono semplificate e si tengono nelle feste principali come il capodanno lunare e durante il Chuseok.

La cerimonia del charye inizia quando il maschio più anziano della famiglia si inginocchia al tavolino per accendere l’incenso. Si alza, si inchina profondamente (dalla testa al pavimento) due volte e poi si inginocchia di nuovo e versa tre tazze di vino in una ciotola per simboleggiare la discesa dell’antenato al tavolo delle offerte. Tutti si inchinano tre volte – due inchini dalla testa al pavimento, e poi un leggero inchino dalla vita). Il figlio maggiore offre poi una tazza di vino dopo averla fatta ruotare tre volte nel fumo dell’incenso.

Un fratello minore assiste tenendo la coppa mentre il vino viene versato e poi, dopo l’offerta del vino, sposta le bacchette su un piatto di cibo. Tutti ripetono il rituale dell’inchino. Ogni figlio, in ordine decrescente di età, ripete i rituali di offerta del vino e del cibo e l’inchino. Alcune famiglie si fermano a un certo numero, ma poiché le famiglie coreane sono ora più piccole di un tempo, la maggior parte dei fratelli ottiene il proprio turno.

Una volta completata l’offerta del vino, il più anziano mette il cucchiaio nella ciotola del riso e gli uomini lasciano la stanza o danno le spalle al tavolo in modo che l’antenato possa mangiare in pace.

Dopo qualche minuto, gli uomini ritornano e sostituiscono la zuppa con una ciotola d’acqua. Tutti si inchinano di nuovo tre volte per concludere il rituale. Il cibo viene poi servito a tutti i membri della famiglia. L’inchino formale di Seollal è chiamato sebae.

Il cibo che viene servito

Tavolo per il rito

Certi cibi (frutta rossa per esempio) sono posti sul lato est del tavolo, mentre altri (frutta bianca) devono andare sul lato ovest. La fila di cibo più vicina a coloro che partecipano alla cerimonia contiene la frutta, la fila successiva le verdure.

Le zuppe dense e una varietà di carne e pesce vanno sulla fila successiva, mentre la fila più indietro contiene i soffi di riso e la zuppa, così come i cucchiai e le bacchette.

Un piccolo tavolo con un bruciatore d’incenso è posto di fronte al tavolo dell’altare e di fronte ad esso è posto un vassoio con del vino.

Secondo le tradizioni coreane, gli antenati tornano a gustare il cibo della festa preparato per loro. Una tavoletta ancestrale è posta sul tavolo dei riti insieme a tutti i piatti e le bevande. In passato, la tavoletta era fatta di legno e chiamata shinju o wipae, ma oggi è più comunemente usato un sostituto di carta (chigang).

Il nome dell’antenato, il titolo e il luogo d’origine sono scritti con inchiostro nero sul chibang, che viene poi attaccato al muro o a un paravento posto dietro il tavolo delle offerte.

Scoprite di più sul folklore e cultura coreana attraverso questi articoli: Famiglia e rispetto in Corea: come comportarsi,

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