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Storia

Come l’Italia ha aiutato durante la Guerra di Corea.

Il 25 Giugno si commemora la guerra di Corea, un conflitto sorto dopo la fine della seconda guerra mondiale che vide contrapposte le forze americane e dell’ONU, a favore della Corea del Sud, contro l’aggressione delle forze nordcoreane, cinesi e sovietiche. Questo conflitto causò la morte di milioni di persone, soprattutto civili, nonché la separazione della penisola coreana. La guerra scoppiò il 25 giugno 1950, con l’invasione della Repubblica di Corea da parte delle truppe nordcoreane, l’unico governo riconosciuto dall’ONU. Per fronteggiare l’avanzata nordcoreana, gli Stati Uniti e molti paesi dell’ONU inviarono truppe per aiutare il governo sudcoreano.

Come partecipò l’Italia alla guerra di Corea?

Anche se l’Italia non inviò un proprio contingente militare in Corea, in quanto paese non ancora parte dell’ONU, il governo italiano decise di partecipare agli aiuti alla Corea del Sud, autorizzando la Croce Rossa Italiana ad allestire un ospedale militare, diventato poi famoso con il nome di “Ospedale da Campo n. 68”.

Fu così che nel dicembre 1951 una delegazione italiana di 71 tra ufficiali, medici, infermieri e volontari installò l’ospedale a Yong Dung Po, un sobborgo di Seoul.

La struttura, composta da 200 posti letto, fu diretta prima dal capitano dottor Luigi Coia e poi dal maggiore dottor Fabio Pennacchi, che distinguendosi per la sua opera, fu invitato a partecipare come delegato italiano alla firma dell’armistizio di Panmunjom del 27 luglio 1953.

Gli aiuti dopo la guerra

La popolazione coreana era stremata, dilaniata dalla fame e dalla guerra, e il personale medico italiano lavorò instancabilmente per permettere le cure mediche ai civili che si riversavano negli ospedali.

L’ospedale non si occupava solo dei feriti di guerra, ma era anche chiamato a intervenire in caso di gravi incidenti. Così il 17 settembre 1952, a seguito di un incidente ferroviario sulla linea Incheon – Seoul, il personale medico italiano si prese cura dei 160 passeggeri feriti, che furono trasportati all’ospedale.

Per questi motivi, la missione italiana ricevette numerosi riconoscimenti ufficiali, sia dal generale statunitense Clark, sia dall’allora presidente della Corea del Sud Syngman Rhee, che visitò personalmente l’ospedale da campo italiano.

L’ospedale continuò ad operare fino al gennaio 1955, oltre la fine della guerra, e una volta dismesso, tutte le attrezzature mediche furono consegnate al personale medico sudcoreano. I ricoverati furono circa 7 mila, mentre i servizi medici prestati furono circa 230 mila.

La missione della Croce Rossa Italiana in Corea è considerata la prima missione estera di pace dell’Italia repubblicana, un evento che riportò l’Italia al centro della politica internazionale e che fu certamente decisivo per l’adesione del paese mediterraneo all’ONU, avvenuta nel 1955.

Riconoscimento del servizio

Il lavoro dell’ospedale italiano ricevette numerosi riconoscimenti da parte delle autorità civili e militari, sia coreane che delle altre nazioni allora presenti nella Repubblica di Corea. Il 27 luglio 1953 il comandante dell’ospedale italiano, maggiore Pennacchi, in rappresentanza del governo italiano assisteva alla cerimonia della firma dell’armistizio fra le forze dell’ONU e quelle sino-nordcoreane a Panmunjom.

Inoltre in riconoscimento del servizio dedicato dell’unità, il governo coreano assegnò il Geumseong Order of Military Merit e la Silver Medal nell’agosto 1954 al capo dell’unità e al capo infermiere. Nel dicembre dello stesso anno, l’unità ricevette un encomio presidenziale.

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